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martedì 20 gennaio 2015

Periodo di prova: sufficiente il rinvio alla contrattazione collettiva

Nella sentenza n.665 del 16 gennaio 2015, la Corte di Cassazione ha precisato che il semplice rinvio alle mansioni previste dalla contrattazione collettiva è sufficiente a determinare adeguatamente il contenuto del patto di prova.

Nel caso di specie, la Corte di Appello di Ancona aveva confermato la decisione con la quale il Tribunale di Macerata aveva rigettato la domanda di un lavoratore,  intesa alla dichiarazione di nullità del patto di prova per indeterminazione delle mansioni affidate, nonché di inefficacia dell'atto di recesso, emesso dall’azienda senza la previa esecuzione della prova  e per motivo illecito.

In particolare, la Corte del merito aveva osservato che il patto di prova risultava sufficientemente determinato attraverso il rinvio al contratto collettivo, con l'indicazione della prima categoria di operaio generico.

Sul punto, il giudice dell’appello aveva ritenuto irrilevante il fatto che l'avviamento fosse stato richiesto dalla società al competente ufficio amministrativo per un operaio verniciatore, giacché questa richiesta non incideva sulla validità del contratto individuale di lavoro successivamente concluso.

Inoltre, seppure il lavoratore fosse stato all'inizio assegnato alla superiore mansione di verniciatore, questa assegnazione non aveva alterato sostanzialmente l'oggetto complessivo della prestazione pattuita e, comunque, non aveva influito sul giudizio negativo, espresso dalla datrice  soltanto con riferimento alle mansioni di caricamento di pezzi su un carrello e di trasporto degli stessi presso le postazioni dei verniciatori, ossia con riferimento ai compiti originariamente pattuiti di operaio generico.

Che poi il reale motivo del recesso fosse illecito non era stato né specificato né provato dal lavoratore, avendo la datrice fatto riferimento a grossolani errori di disattenzione, ossia ad un difetto di diligenza minima, esigibile anche dal lavoratore fisicamente svantaggiato, quale il ricorrente.

Si tratta di considerazioni condivise appieno dalla Corte di Cassazione che, investita della questione, ha ricordato come il semplice riferimento alla categoria prevista nel contratto collettivo sia un elemento sufficiente a ritenere valida l’apposizione del patto di prova.

Gli ermellini, inoltre, hanno osservato che la possibilità di assegnazione a profili diversi comporta una miglior tutela del lavoratore, che trova maggiori opportunità di utilizzazione in azienda, specie se affetto da una minorazione di salute.

Valerio Pollastrini

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