Si tratta
delle disposizioni introdotte nel nostro ordinamento in seguito alle raccomandazioni pervenuteci dell’UE nel
giugno 2013, con le quali veniva richiesto allo Stato italiano di:
-
dare
attuazione effettiva alle riforme del mercato del lavoro e del quadro per la
determinazione dei salari per permettere un migliore allineamento dei salari
alla produttività;
-
realizzare
ulteriori interventi a promozione della partecipazione al mercato del lavoro,
specialmente quella delle donne e dei giovani;
-
potenziare
l’istruzione professionalizzante e la formazione professionale, rendere più
efficienti i servizi pubblici per l’impiego e migliorare i servizi di
orientamento e di consulenza per gli studenti del ciclo terziario;
-
assicurare
l’efficacia dei trasferimenti sociali, in particolare mirando meglio le
prestazioni specie per le famiglie a basso reddito con figli.
La prima conseguenza di queste raccomandazioni è stata la realizzazione
della controversa “Riforma del
lavoro Fornero” , alla quale ha fatto seguito il “Decreto lavoro” del Governo
Letta, D.L. n. 76/2013, con il quale, tra l’altro, è stata aumentata la flessibilità in entrata
(maggiore flessibilità dei contratti a tempo determinato, semplificazione
dell’apprendistato, agevolazione dei contratti di collaborazione e di lavoro
occasionale, ecc.), sono state fornite
nuove opportunità per l’assunzione di specialisti da parte di reti d’impresa ed
è stato eliminato il limite di 35 anni di età per costituire le società
semplificate.
Il Decreto
lavoro ha, inoltre, previsto la
creazione della “Banca dati delle
politiche attive e passive”, nella quale, si prevede (anche se manca
ancora il decreto di attuazione) confluiranno tutte le informazioni sulle
azioni svolte dai Centri per l’impiego per i beneficiari dei vari ammortizzatori
sociali.
Il Ministro
rivendica, inoltre, alcuni interventi finalizzati alla partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani.
Il decreto
lavoro ha infatti stanziato:
-
800 milioni
di incentivi per l’assunzione di giovani fino al 30 giugno 2015;
-
160 milioni
per il rifinanziamento della legge per l’imprenditoria giovanile e dei progetti
non-profit promossi da giovani;
-
170 milioni
per borse di tirocinio lavorativo per giovani NEET nel Mezzogiorno e
nelle amministrazioni centrali dello Stato
Viene poi
ricordata l’istituzione del “fondo per
le politiche attive del lavoro”, per finanziare iniziative, anche
sperimentali, di ricollocazione dei lavoratori disoccupati o fruitori di
ammortizzatori sociali.
Il Governo
ha previsto anche alcune misure di
sostegno alla conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia, al
fine di favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro
attraverso uno stanziamento di risorse per l’incremento delle strutture
socio-educative per l’infanzia, in particolare per la fascia neo-natale e pre-scolastica.
Ad agosto
2013 è stato firmato “l’Accordo tra Governo, Regioni, Province e Comuni” per la
realizzazione di un’offerta di servizi educativi a favore di bambini dai due ai
tre anni, volta a migliorare i raccordi tra nido e scuola dell’infanzia e a
concorrere allo sviluppo territoriale dei servizi socio educativi 0-6 anni.
Tra le
misure adottate in risposta alle prescrizioni Ue si segnala il “Piano italiano per la Garanzia Giovani” che ha disposto
un cambiamento nel funzionamento del sistema dei servizi per il lavoro che, d’ora in poi, opererà in modo integrato, anche sul piano
dei sistemi operativi (tutti i
centri pubblici e privati condivideranno un unico database).
Sul fronte
scuola-lavoro, sono stati introdotti:
-
l’orientamento al lavoro nell’ultima classe della scuola media inferiore
e nel corso della scuola media superiore;
-
l’alternanza
scuola-lavoro per le ultime due classi della scuola media superiore;
-
incentivi
per le università che stipulano accordi con imprese per svolgere tirocini
curriculari che favoriscano l’alternanza università-lavoro.
A proposito
delle politiche sociali, la relazione del Ministro ricorda che il primo gennaio
2014 è entrata in vigore la riforma ISEE e che, nelle prossime settimane, verrà promosso il decreto necessario per l’istituzione del “Casellario dell’assistenza”, la
cui funzione sarà quella di valutare la condizione socio-economica di ogni
singolo fruitore di trasferimenti sociali, nella speranza così di migliorare il targeting degli
interventi realizzati a livello nazionale e locale.
Il Ministro ha
inoltre illustrato il funzionamento della “Carta per l’inclusione sociale”,
attualmente in sperimentazione, con la quale verrà introdotta una misura
nazionale di sostegno per le persone in condizione di povertà e, assocerà
l’erogazione del beneficio alla predisposizione da parte dei Servizi sociali
comunali di un progetto personalizzato (patto di inserimento).
Oltre alla “Carta per l’inclusione sociale” è stato
previsto un nuovo strumento universale per la lotta contro la povertà, denominato “Sostegno per l’Inclusione Attiva”
(SIA).
Alle misure
sopra elencate deve aggiungersi, inoltre, l’inasprimento delle sanzioni per
il ricorso al lavoro nero.
La relazione
ministeriale indica anche i propositi per il futuro, con l’impegno espresso di
approntare in tempi rapidi una riforma dei Centri per l’impiego, oltre quello
di stimolare una maggiore partecipazione
dei lavoratori.
A proposito dei Centri per l’impiego, risulta quantomeno singolare quanto
affermato da Giovannini, per il quale tali strutture possono essere anche
eliminate, stante la loro perenne inefficienza.
Si ricorda che un disegno di legge presentato dall’attuale Governo Letta,
già approvato da uno dei rami del Parlamento, prevede il trasferimento delle
competenze delle Province, tra cui
appunto quella sui Centro per l’impiego, alle Regioni o allo Stato.
Per quanto
riguarda la partecipazione dei lavoratori, il Ministro ha ricordato che, in
attesa dell’approvazione di un apposito disegno di legge attualmente al vaglio
del Parlamento, il Governo ha istituito un fondo, finanziato con 2 milioni di
euro per il 2014 e 5 milioni di euro per il 2015, finalizzato ad incentivare fiscalmente la partecipazione dei
lavoratori secondo le regole che verranno definite dalla nuova normativa.
Considerazioni
A detta di
chi scrive, quelle che vengono annunciate come misure adeguate al sostegno dell’occupazione,
finora si sono rivelate prive di efficacia pratica nel contrastare l’imperante
disoccupazione che ogni mese continua a registrare livelli record nel nostro
Paese.
Le
disposizioni introdotte, riepilogate in toni quasi trionfalistici, continuano a
limitare gli “aiuti” a settori spot, ignorando, di fatto, che il vero problema
che impedisce la crescita dei livelli occupazionali è rappresentato dal costo
proibitivo imposto da tasse e contributi al lavoro ordinario.
Degli
incentivi introdotti è necessario inoltre sottolineare l’esiguità delle somme
stanziate che, in molti casi, violano i criteri della certezza del diritto,
costringendo le aziende ad una folle corsa contro il tempo per beneficiare
delle agevolazioni, senza avere la sicurezza che i fondi previsti consentiranno
una reale fruizione.
Alcuni istituti,
inoltre, si veda in particolare quello dell’apprendistato, sono regolamentati
in modo così farraginoso e contorto da renderli, di fatto, inapplicabili.
Insomma: se
è vero che tali misure rispondono a specifiche richieste dell’Ue, dobbiamo
constatare che l’Europa finora, oltre a chiederci enormi sacrifici in ogni
settore del Paese, a proposito del lavoro, ci impone solamente misure parziali
che non possono in alcun modo tradursi in benefici reali per l’occupazione.
Valerio
Pollastrini
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