Secondo le ultime stime, sono circa un milione i lavoratori che, al
termine della loro vita lavorativa, pur avendo regolarmente versato i contributi previdenziali, rischiano di non
riuscire a maturare il diritto alla pensione.
I soggetti penalizzati sono
la quasi totalità dei lavoratori a progetto, i lavoratori autonomi occasionali,
i collaboratori parasubordinati ed altre categorie di minor rilevanza che
versano i loro contributi alla gestione separata Inps.
Il problema è strutturale e riguarda il c.d. “minimale
contributivo”.
In sostanza, a costoro, ai fini pensionistici, viene accreditato
un mese di contributi esclusivamente se percipienti un reddito pari almeno a 1.295 euro al mese, e
su questo versano i relativi contributi, la cui aliquota nel 2014 è salita al
28,72%.
Se, ad esempio, il reddito percepito ammonta alla metà della cifra sopra indicata, tali
soggetti per mettere insieme un mese di contributi dovranno lavorare due mesi.
A parte gli amministratori, la stragrande maggioranza dei soggetti
che versano i contributi alla gestione separata non arriva a livelli di reddito
pari o superiore al minimale e rischia, pertanto, di versare contributi senza riuscire mai a
maturare il diritto alla pensione. Ciò nonostante, l’aliquota contributiva che
nei prossimi anni verrà richiesta a costoro, già salita finora dal 10% al 28%, è destinata ad arrivare al 33% entro il 2018.
Contributi, come detto, probabilmente buttati.
Valerio Pollastrini
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