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martedì 5 marzo 2013

Conseguenze della lite tra lavoratori all'interno dell'azienda


La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ha ribadito che quella di "giusta causa" di licenziamento e' una nozione legale e non contrattuale. Il giudice, nel valutare se la condotta contestata al lavoratore sia cosi' grave da legittimarne il recesso per colpa, non e' vincolato alle previsioni dei contratti collettivi che individuano simili azioni tra quelle punibili con il licenziamento.

La pronuncia in commento prende spunto dal licenziamento per giusta causa irrogato dall'Esselunga ad un lavoratore colpevole di essere venuto alle mani con un collega sul posto di lavoro.

Il lavoratore aveva impugnato il recesso, ritenendo sproporzionata la sanzione del licenziamento rispetto alla gravita' delle sue azioni e si era rivolto al giudice del lavoro che ne aveva accolto le richieste, condannando l'azienda al pagamento del risarcimento del danno.

Il giudizio di primo grado era stato pero' ribaltato dalla Corte di Appello, dopo che la stessa aveva accertato che l'articolo n.221 del Contratto Collettivo del settore del Terziario, applicato dal datore di lavoro, punisce espressamente con il licenziamento per giusta causa il diverbio seguito da vie di fatto nel caso in cui provochi turbativa al normale esercizio dell'attivita' aziendale.

Il lavoratore era stato pertanto  condannato a restituire all'azienda il risarcimento ottenuto, oltre al pagamento delle spese processuali.

Giunta in Cassazione la questione e' stata nuovamente rimessa in discussione.

La Corte ha chiarito che, in materia di licenziamento disciplinare, la valutazione della congruita' della sanzione espulsiva spetta unicamente al giudice, il quale deve stabilire se la gravita' dei fatti contestati al lavoratore possa avere pregiudicato la prosecuzione del rapporto di lavoro. Cio' indipendentemente dal fatto che la disciplina collettiva configuri una simile condotta tra quelle passibili di giusta causa o giustificato motivo di recesso.

Accogliendo l'istanza del lavoratore la Corte ha, pertanto, rinviato la questione alla Corte di Appello.

Valerio Pollastrini

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