La sentenza n.4245 del 2013 si segnala per alcuni spunti interessanti relativi alla gestione dei rapporti “umani” all’interno delle aziende.
Nel caso di specie la Corte di Cassazione ha giudicato pienamente legittima l’offesa pronunciata da un lavoratore al proprio capo, reo di aver posto in essere nei suoi confronti condotte offensive e vessatorie.
Se il “vaffa” in questo caso è giustificato, altrettanto non può dirsi per la frase “ti spacco la faccia”, idonea, a detta della Suprema Corte, ad incutere timore e quindi configurabile come minaccia.
Dunque legittima è l’offesa pronunciata in risposta al mobbing ma non la minaccia per la quale il lavoratore ha subito una condanna al risarcimento del danno.
Valerio Pollastrini
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