Tra tutte le misure prive di senso introdotte dalla Riforma, la più' improbabile e' certamente quella emanata con il dichiarato fine di sostenere la genitorialita', promuovendo una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia e per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Obiettivo certamente nobile, se non che' il legislatore ha ritenuto, quale valido strumento, quello di obbligare il padre lavoratore ad astenersi dal lavoro per il breve periodo di un giorno entro i cinque mesi successivi alla nascita del figlio.
Ma entriamo meglio nel dettaglio della norma:
In via sperimentale per il triennio 2013-2015, oltre all'obbligo di cui si e' detto, il padre lavoratore, avra' la "facolta'" di assentarsi dal lavoro per un ulteriore periodo di due giorni, anche continuativi, previo accordo con la madre e in sua sostituzione durante il periodo di astensione obbligatoria spettante a quest'ultima.
Sia per la giornata di astensione obbligata, che per le due facoltative, verra' riconosciuta al lavoratore un'indennita' giornaliera a carico dell'Inps pari al 100% della retribuzione.
Per cio' che attiene agli obblighi burocratici, il padre lavoratore sara' tenuto a fornire preventiva comunicazione scritta al datore di lavoro dei giorni prescelti per astenersi dal lavoro almeno 15 giorni prima dei medesimi.
L'onere finanziario derivante dalla presente disposizione e' stato stimato, udite, udite, in 78 milioni di euro per ciascuno dei 3 anni di sperimentazione.
Entro il 17 settembre 2012 Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, dovra' emanare un decreto, nel quale verranno stabiliti i criteri di accesso e le modalita' di utilizzo dei permessi retribuiti.
Il decreto ministeriale dovra' inoltre disciplinare la possibilita' di concedere alla madre lavoratrice, per gli 11 mesi successivi al termine del periodo di congedo di maternita', la corresponsione di voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting, tenuto conto pero' dell'indicatore della situazione economica del nucleo familiare di appartenenza. Peccato che per tale ultima disposizione si potra' contare unicamente sulle eventuali eccedenze residuali alle spese sostenute per gli inutili permessi retribuiti.
Sarebbe bene a questo punto definire la disposizione in commento per quello che e': una farsa. Al punto che sono in fremente attesa delle quote assegnate dai bookmakers sulle reali possibilita' di entrata in vigore di questo provvedimento.
Viene da chiedersi quale beneficio possano trarre le madri dalla presenza in casa del padre per soli 3 giorni in 5 mesi. Tra l'altro si ricorda che si tratta di 3 giorni solamente ipotetici. Se vi e' certezza per la giornata di astenzione obbligatoria, le altre 2 sono subordinate alla scelta facoltativa del padre.
In conclusione, ritengo che la finalita' di sostenere la genitorialita' ed una cultura di maggiore condivisione nella cura dei figli, meriti un impegno maggiore da parte dell'Amministrazione rispetto a questi inutili propositi di facciata. Viene da chiedersi quanti asili nido pubblici si potrebbero gestire con i 234 milioni di euro necessari a sostenere i costi richiesti dalla Riforma per questo triennio di "sperimentazione".
Valerio Pollastrini
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