
A livello regionale
spiccano i risultati del Lazio (85,8 per cento), della Valle d’Aosta (83,9 per cento),
dell’Emilia Romagna (82,5 per cento) e della Toscana (82,3 per cento) che
presentano una quota di sofferenze, originate dal primo 10 per cento degli
affidati, superiore al dato medio nazionale.
Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo:
“Sebbene le grandi imprese siano poco più di 3.000 aziende,
pari allo 0,08 per cento del totale nazionale, e abbiano problemi di
insolvenza, gli istituti di credito continuano a riservare a queste un
trattamento di favore del tutto ingiustificato. Tutto ciò a scapito della
stragrande maggioranza del nostro sistema economico che, ricordo, è permeato da
piccole e micro imprese che continuano a ricevere gli affidi con il contagocce,
nonostante presentino buoni livelli di solvibilità”.
Sulla totalità dei finanziamenti per cassa, infatti, ben
l’80,4 per cento è stato erogato al primo 10 per cento degli affidati. Tale
soglia ha raggiunto addirittura l’87,7 per cento in Lombardia, l’83,2 per cento in Veneto e l’81,8 per cento
nel Lazio (vedi Tab. 3).
I gravi problemi di insolvenza che caratterizzano i grandi
gruppi societari emergono anche dalla lettura dei dati riferiti alle classi di
grandezza delle sofferenze. In quelle da 500.000 mila euro in su che,
ovviamente, sono riconducibili ad una clientela di medie-grandi dimensioni, si
concentra il 70 per cento circa del totale delle sofferenze misurate al 30
settembre scorso che, secondo i dati della Centrale dei rischi, ammontavano a 184,4 miliardi di euro.
Anche la variazione delle sofferenze per classi di grandezza
registrata nell’ultimo anno (settembre 2014 sullo stesso mese del 2015) è stata
rilevante. Se per i piccoli prestiti fino 500 mila euro le sofferenze hanno superato i 54,6
miliardi, con un aumento del 2,9 per cento, gli impieghi medio-grandi (500 mila
euro in su) hanno toccato quota 129,7 miliardi, con una variazione che è stata
del 15,1 per cento: 17 miliardi di euro in più in un anno che spiegano il 92
per cento dell’incremento complessivo delle sofferenze, pari a 18,5 miliardi di
euro (vedi Tab. 2).
Scendendo nel dettaglio, osserviamo che le sofferenze sotto
i 125.000 euro, ascrivibili in massima parte alle piccole attività
produttive/commerciali e alle famiglie,
presentano una variazione annua negativa fino alla soglia dei 75.000
euro, mentre sono aumentate di appena
lo 0,8 per cento quelle comprese tra i
75 e i 125 mila euro e del +7 per cento nell’intervallo tra i 250 e i 500 mila
euro.
Per contro, invece, tra i 500.000 e il milione di euro
l’aumento è stato del 9,7 per cento, tra un milione e 2,5 milioni abbiamo
assistito ad un incremento del 13,5 per cento, tra i 2,5 milioni e i 5 e dai 5
ai 25 milioni addirittura del 17,6 per cento.
Complessivamente gli affidati in sofferenza ammontano a poco
più di 1.240.000 soggetti, pari al 37,3 per cento del totale degli affidati
(pari a poco più di 3.326.000). Le regioni con il più alto numero di affidati
insolventi sono la Lombardia (189.315), il Lazio (133.124), la Sicilia
(131.404) e la Campania (130.576) (vedi Tab. 3).
A livello provinciale, infine, la realtà con la quota più elevata di
sofferenze causate dal primo 10 per cento degli affidati è Roma (87,1). Seguono
Verbano Cusio Ossola (86,9 per cento), La Spezia (85,9 per cento) e Livorno
(85,4 per cento) (vedi Tab. 4).
“Abbiamo il sospetto – conclude il segretario della CGIA
Renato Mason – che in questi ultimi anni
il problema delle sofferenze e degli incagli bancari sia stato sottovalutato.
In attesa di capire come sarà definito
dal Governo il provvedimento che recepisce l’accordo raggiunto in Europa sulla
Gacs, la garanzia per la cartolarizzazione delle sofferenze presenti nei
bilanci bancari, sarebbe
auspicabile che le nostre banche, vittime di un sistema di relazioni
a reti corte, cominciassero ad interrogarsi su come costruirne uno di nuovo”.
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