Oggi è in programma l’incontro del ministro Padoan con la
Commissaria europea per la Concorrenza Margrethe Vestager in merito al
provvedimento finalizzato a neutralizzare il peso sull’economia delle
sofferenze bancarie, con un meccanismo che consenta agli istituti bancari di
smobilizzare dei crediti deteriorati; in discussione con la Commissione la
tipologia dell’intervento pubblico per facilitare la creazione di un mercato
per questo tipo di attività, il quale, però, non dovrà creare distorsioni della
concorrenza sul mercato del credito. Il confronto Italia-Ue dovrebbe tenere
conto dell’ impatto nullo sul bilancio dello Stato italiano degli aiuti alle
banche, a fronte di un costo fiscale netto che tra il 2008 e il 2014 in
Eurozona è stato di 473 miliardi di cui la metà (49,2%) in Germania.
A giugno 2015 a fronte di crediti bancari ad imprese e
famiglie per 1.532,4 miliardi di euro, si registrano crediti deteriorati per
348,9 miliardi, pari al 22,8% del credito totale, e tra questi le sofferenze
raggiungono i 204,6 miliardi, pari al 13,4% dei crediti; il tasso di copertura
delle sofferenze – dato dall’ammontare delle rettifiche di valore in rapporto
alla corrispondente esposizione lorda – è del 58,7%.
La comparazione europea proposta nel Fiscal Sustainability
Report 2015 pubblicato lo scorso 18 gennaio evidenzia che nel 2014 la quota di
prestiti deteriorati (che considera un classificazione armonizzata dei
Non-performing loans, NPL) in Italia è del 15,8%, superiore al 6,9% della
Spagna, al 3,6% della Francia, e al 2,5% della Germania. Nell’ultimo anno la crescita
della quota di NPL è di 2,9 punti, superiore all’aumento di 0,7 punti in
Germania mentre in Francia e Spagna la quota di NPL è scesa di 1 punto. Secondo
il report della Commissione europea per l’Italia la quota di crediti
inesigibili nel settore bancario potrebbe rappresentare una fonte importante di
rischi di passività a breve termine mentre non appaiono significativi rischi di
stress fiscale di breve periodo, sebbene alcune variabili – tra cui la quota e
la dinamica dei NPL punta a possibili sfide di breve termine.
Sulla base dei dati per classe di grandezza della sofferenza
del Bollettino statistico di Banca d’Italia pubblicato venerdì scorso si
osserva che al III trimestre 2015 il 70,3% delle sofferenze nette – al lordo
delle svalutazioni e al netto dei passaggi a perdita eventualmente effettuati –
si concentra sopra i 500.000 euro, e si riferisce al 4,7% degli affidati, con
un valore medio di 2,2 milioni di euro, maggiormente compatibile con il taglio
del finanziamento di medie e grandi imprese. Sotto tale soglia troviamo il
95,3% degli affidati in sofferenza che rappresentano solo il 29,7%
dell’importo, con un valore medio di 46mila euro. Nell’ultimo anno la crescita
delle sofferenze è pressoché interamente (91,8%) concentrata negli importi superiori
a 500.000 euro.
Anche il tasso di decadimento dei finanziamenti per cassa al
III trimestre 2015 – rapporto tra il credito dei soggetti entrati in sofferenza
nel trimestre e il totale del credito non in sofferenza – tende a crescere
all’aumentare della dimensione del finanziamento bancario.
Considerando i prestiti al totale delle imprese, al III
trimestre 2015 l’incidenza delle sofferenze è pari al 16,8%; una maggiore
incidenza, pari al 27,6%, nelle Costruzioni, segue con il 16,4% il
Manifatturiero e con il 13,9% il comparto dei Servizi ad altri.
Il peso delle sofferenze è più elevato nel Mezzogiorno,
arrivando al massimo del 24,3% nelle Isole, seguito dal 22,9% del Sud; per il
Centro si scende al 20,2% per il Nord Est al 14,6% e nel Nord Ovest al minimo
del 13,3%.
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