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domenica 27 dicembre 2015

L’ABI diffonde il Rapporto di previsione AFO 2015-17

Abi, Comunicato Stampa del 21 dicembre 2015

La ripresa si conferma e si rafforzano le condizioni per una più sostenuta crescita di medio termine: Pil a +0,8% nel 2015 e 1,5% e 1,6% nel 2016/17. Torna ad aumentare lo stock dei prestiti: quasi 90 miliardi in più tra fine 2014 e fine 2017. Redditività in lieve recupero, ma peseranno i lasciti delle “sofferenze” sul costo del rischio e i costi dei salvataggi bancari.

E’ un quadro economico positivo quello delineato dal Rapporto di previsione AFO 2015-17, appena elaborato dall’ABI, che non ignora comunque le difficoltà, tutte di origine esterna (in primis, rallentamento dei paesi emergenti). Lo scenario, costruito come di consueto insieme agli economisti degli Uffici studi delle principali banche operanti in Italia, da un lato conferma l’uscita della nostra economia dalle secche della recessione e, dall’altro, prefigura un consolidamento delle capacità di crescita nel biennio 2016-17. Il 2015 registrerà, causa la pesante eredità del passato, una variazione del Pil di 8 decimi di punto (-0,4% nel 2014), ma avrà comunque effetti di trascinamento consistenti sul 2016, quando la crescita dovrebbe raggiungere l’1,5% per consolidarsi ulteriormente nel 2017 (1,6%). Il tratto promettente di questo quadro è che, proprio quando aumentano i rischi di un rallentamento della domanda internazionale, il recupero si configura come fortemente trainato dalla domanda interna, mentre la componente estera netta frenerebbe la crescita quest’anno e avrebbe in seguito un impatto limitato, a prevalente motivo della reazione delle importazioni al recupero della domanda domestica. La dinamica dei consumi costituisce una lieta “sorpresa”, che evidentemente deve essere tenuta in conto nel valutare una politica economica che nel recente passato ha puntato a manovre fiscali in grado di stimolare la spesa privata: la variazione annuale per il 2015 sarà pari allo 0,9% e aumenterà progressivamente nel biennio successivo. La dinamica è trainata da un recupero del reddito disponibile reale (+4% la variazione cumulata lungo l’orizzonte di previsione), tale da consentire anche una lieve riduzione della propensione al consumo, che rimarrà comunque su livelli molto elevati rispetto al confronto storico; risente, al contempo, dei risvolti positivi della crescita della ricchezza finanziaria e, in parte, reale.

Sul profilo della domanda interna, oltre ai fattori nazionali tra cui il miglioramento del mercato del lavoro (tasso di disoccupazione dall’11,9% nel 2015 al 10,5% nel 2017), eserciterà effetti benefici la prolungata e rafforzata politica espansiva non convenzionale della BCE, la quale, pur nel quadro di una tendenziale normalizzazione dei tassi USA, dovrebbe contribuire al prevalere di tassi di interesse sui titoli decennali molto bassi, con uno spread Btp-Bund più coerente, alla fine del periodo di previsione, con l’Unione monetaria. Nel caso in cui i rischi di un rallentamento dall’esterno dovessero materializzarsi e mitigare eccessivamente gli impulsi della politica monetaria, sarebbe necessario che quest’ultima trovasse sponda anche in una più attiva politica fiscale europea per gli investimenti, privati e pubblici.

Secondo le elaborazioni del Rapporto, la ripresa della domanda riuscirà, pur non senza fatica, a ridurre i rischi della deflazione, nonostante le nuove pressioni di origine internazionale: dopo una crescita pressoché nulla per quest’anno, nel biennio 2016-2017 i prezzi al consumo dovrebbero crescere in Italia ad un ritmo sostanzialmente allineato a quello medio europeo (1% nel biennio 2016-17, contro un variazione dell’1,1% nell’Area dell’euro). Il migliorato quadro di crescita economica, la pur lenta ripresa dei prezzi e quindi l’espansione delle basi imponibili consentiranno di conseguire gli obiettivi ufficiali di finanza pubblica, anche grazie ai risparmi di spesa per interessi.

Nel contesto economico disegnato nel Rapporto AFO per il triennio 2015-17, le banche operanti in Italia, solide e affidabili, continueranno a fornire adeguato supporto finanziario a famiglie e imprese.

Tuttavia, la redditività bancaria continuerà ad essere tutt’altro che vivace: nel 2017 il rendimento del capitale (Roe) si attesterà sul 2,7%, oltre tre volte inferiore ai livelli pre-crisi. Nonostante la ripresa dei volumi di intermediazione, a rallentare il recupero della redditività concorrerà l’andamento del margine di interesse, frenato dal basso livello dei rendimenti di mercato e una elevata incidenza del rischio bancario che risente sia dell’elevato peso di partenza delle sofferenze, sia della forte pressione derivante dal nuovo quadro regolamentare e di supervisione.

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