La ripresa si conferma e si rafforzano le condizioni per una
più sostenuta crescita di medio termine: Pil a +0,8% nel 2015 e 1,5% e 1,6% nel
2016/17. Torna ad aumentare lo stock dei prestiti: quasi 90 miliardi in più tra
fine 2014 e fine 2017. Redditività in lieve recupero, ma peseranno i lasciti
delle “sofferenze” sul costo del rischio e i costi dei salvataggi bancari.
E’ un quadro economico positivo quello delineato dal
Rapporto di previsione AFO 2015-17, appena elaborato dall’ABI, che non ignora
comunque le difficoltà, tutte di origine esterna (in primis, rallentamento dei
paesi emergenti). Lo scenario, costruito come di consueto insieme agli
economisti degli Uffici studi delle principali banche operanti in Italia, da un
lato conferma l’uscita della nostra economia dalle secche della recessione e,
dall’altro, prefigura un consolidamento delle capacità di crescita nel biennio
2016-17. Il 2015 registrerà, causa la pesante eredità del passato, una
variazione del Pil di 8 decimi di punto (-0,4% nel 2014), ma avrà comunque
effetti di trascinamento consistenti sul 2016, quando la crescita dovrebbe
raggiungere l’1,5% per consolidarsi ulteriormente nel 2017 (1,6%). Il tratto
promettente di questo quadro è che, proprio quando aumentano i rischi di un
rallentamento della domanda internazionale, il recupero si configura come
fortemente trainato dalla domanda interna, mentre la componente estera netta
frenerebbe la crescita quest’anno e avrebbe in seguito un impatto limitato, a
prevalente motivo della reazione delle importazioni al recupero della domanda
domestica. La dinamica dei consumi costituisce una lieta “sorpresa”, che
evidentemente deve essere tenuta in conto nel valutare una politica economica
che nel recente passato ha puntato a manovre fiscali in grado di stimolare la
spesa privata: la variazione annuale per il 2015 sarà pari allo 0,9% e
aumenterà progressivamente nel biennio successivo. La dinamica è trainata da un
recupero del reddito disponibile reale (+4% la variazione cumulata lungo
l’orizzonte di previsione), tale da consentire anche una lieve riduzione della
propensione al consumo, che rimarrà comunque su livelli molto elevati rispetto
al confronto storico; risente, al contempo, dei risvolti positivi della
crescita della ricchezza finanziaria e, in parte, reale.
Sul profilo della domanda interna, oltre ai fattori
nazionali tra cui il miglioramento del mercato del lavoro (tasso di
disoccupazione dall’11,9% nel 2015 al 10,5% nel 2017), eserciterà effetti
benefici la prolungata e rafforzata politica espansiva non convenzionale della
BCE, la quale, pur nel quadro di una tendenziale normalizzazione dei tassi USA,
dovrebbe contribuire al prevalere di tassi di interesse sui titoli decennali
molto bassi, con uno spread Btp-Bund più coerente, alla fine del periodo di
previsione, con l’Unione monetaria. Nel caso in cui i rischi di un
rallentamento dall’esterno dovessero materializzarsi e mitigare eccessivamente
gli impulsi della politica monetaria, sarebbe necessario che quest’ultima
trovasse sponda anche in una più attiva politica fiscale europea per gli
investimenti, privati e pubblici.
Secondo le elaborazioni del Rapporto, la ripresa della
domanda riuscirà, pur non senza fatica, a ridurre i rischi della deflazione,
nonostante le nuove pressioni di origine internazionale: dopo una crescita
pressoché nulla per quest’anno, nel biennio 2016-2017 i prezzi al consumo
dovrebbero crescere in Italia ad un ritmo sostanzialmente allineato a quello
medio europeo (1% nel biennio 2016-17, contro un variazione dell’1,1% nell’Area
dell’euro). Il migliorato quadro di crescita economica, la pur lenta ripresa
dei prezzi e quindi l’espansione delle basi imponibili consentiranno di conseguire
gli obiettivi ufficiali di finanza pubblica, anche grazie ai risparmi di spesa
per interessi.
Nel contesto economico disegnato nel Rapporto AFO per il
triennio 2015-17, le banche operanti in Italia, solide e affidabili,
continueranno a fornire adeguato supporto finanziario a famiglie e imprese.
Tuttavia, la redditività bancaria continuerà ad essere
tutt’altro che vivace: nel 2017 il rendimento del capitale (Roe) si attesterà
sul 2,7%, oltre tre volte inferiore ai livelli pre-crisi. Nonostante la ripresa
dei volumi di intermediazione, a rallentare il recupero della redditività
concorrerà l’andamento del margine di interesse, frenato dal basso livello dei
rendimenti di mercato e una elevata incidenza del rischio bancario che risente
sia dell’elevato peso di partenza delle sofferenze, sia della forte pressione
derivante dal nuovo quadro regolamentare e di supervisione.
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