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lunedì 16 novembre 2015

Indice Sef – Confesercenti SWG: Migliora solidità economica delle famiglie, al top dal 2013

Confesercenti, Comunicato Stampa del 14 novembre 2015

Ma nel mezzogiorno il 16% non arriva alla fine del mese, è il doppio del nord.

Confesercenti: miglioramento percepibile, ma crisi ha approfondito distanze territoriali ed ormai è Italia a tre velocità: nord fuori da crisi, centro in ripartenza, mezzogiorno al palo. Bene interventi straordinari per il Sud, ma serve un piano strutturale

Le famiglie italiane si sentono economicamente più solide. A ottobre l’indice SEF Confesercenti SWG – che misura su una scala da 1 a 100 la Solidità Economica ‘percepita’ dalle famiglie italiane – sale a quota 58, con un balzo di due punti su luglio e segnando il valore più alto da dicembre 2013. L’opinione pubblica percepisce dunque il trend positivo, anche se emerge un’Italia a tre velocità: nord fuori dalla crisi, centro che prova a ripartire, mentre il sud è ancora al palo. In particolare sul fronte dei redditi: il 16% delle famiglie del Mezzogiorno non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, la stessa percentuale registrata nel trimestre precedente ed il doppio esatto della quota rilevata al nord (8%).

Indice di Solidità Economica delle Famiglie: variazione dicembre 2013-ottobre 2015

SEF1
Questa la fotografia scattata dall’ultima rilevazione trimestrale di ottobre dell’indice di solidità economica delle famiglie italiane – SEF -  che segnala il livello di solidità che i nuclei familiari ritengono di avere. L’indice è composto di cinque indicatori relativi ai nuclei familiari: redditi, situazione finanziaria, consumi, percezione diacronica, qualità della vita sul territorio di appartenenza.

“C’è un miglioramento percepibile – analizza Confesercenti –  ma la lunga crisi economica ha approfondito le distanze tra le macro aree del Paese. Le famiglie delle regioni meridionali, in particolare, fanno fatica ad uscire dalle difficoltà, recependo dopo e più debolmente delle altre i segnali di ripresa. Da questo punto di vista è apprezzabile il piano straordinario di interventi previsto per il Mezzogiorno nella Legge di Stabilità: ma in passato ce ne sono stati altri, rivelatisi alla fine quasi tutti inefficaci. Dobbiamo cambiare passo: ora serve un approccio strutturale, che favorisca le attività – come quelle commerciali, turistiche e culturali – che non possono delocalizzare”.

Redditi – A livello nazionale prosegue il trend di leggero miglioramento generale del sentiment delle famiglie sulla propria capacità reddituale, percezione probabilmente collegata ai segnali positivi di ripresa dell’economia e dell’occupazione. Non tutto è risolto: ancora circa la metà delle famiglie (anche se la percentuale scende al 48% dal 50% di luglio) segnala che il proprio reddito le consente di pagare appena le spese, senza potersi permettere ulteriori lussi, mentre sale dal 36% al 38% la quota di coloro che sente di avere un reddito che permette di vivere senza affanni. Ma è soprattutto al Nord e al Centro che si avverte la ripartenza: il 47% (il 44% a luglio) delle famiglie ‘serene’ sono settentrionali, mentre il 35% ( il 31% a luglio) risiede nella parte centrale. Al Sud, invece, la crisi è ancora forte: le famiglie serene sono solo il 29%, mentre quelle che segnalano di avere un reddito che non permette di arrivare alla fine del mese è il 16%, lo stesso valore di luglio fa, contro il 13% registrato al centro e l’8% del Nord.

Situazione finanziaria – In leggera discesa, a livello nazionale, anche la quota di famiglie che si dichiara insoddisfatta della propria situazione finanziaria (voce che include, oltre al reddito, eventuali debiti e patrimoni): ad ottobre sono ancora la maggioranza ma scendono dal 54% al 53%. Anche in questo caso, sono fortissime le differenze tra le macro-aree del Paese: al Nord le famiglie che si percepiscono soddisfatte sono il 58%, al Centro il 45% mentre al Sud solo il 36%, mentre il 64% dei nuclei familiari insoddisfatti risiede nel Mezzogiorno, il 55% si trova al Centro  ed il 42% risiede al Nord.

Consumi – Prosegue il leggero recupero della percezione positiva delle famiglie italiane riguardo ai consumi: quasi 3 famiglie su 10 (il 29%, era il 27% a luglio) pensa che nei prossimi sei mesi si assisterà ad un aumento. Scende ancora, invece, la percentuale di coloro che intravede un calo dei consumi: è il 25% contro il 28% di luglio. Ma l’Italia è divisa anche sul fronte delle spese per acquisti: mentre il 32% di coloro che intravedono un calo nei prossimi mesi risiede al Sud, solo la meta, il 16% si trova al Nord.

Percezione diacronica – Segnali di miglioramento nel complesso in aumento, dunque, ma le famiglie italiane avvertono ancora una ripresa con il freno a mano tirato: il 54% afferma, infatti, di vivere come un anno fa senza intercettare particolari cambiamenti (era il 52% a luglio). Scende però, la quota di famiglie che dichiara di vivere peggio rispetto ad un anno fa: è il 38% contro il 45% di luglio. Mentre sale dal 3% all’8% la percentuale di famiglie che ‘sente’ di vivere meglio rispetto al 2014: di queste, solo il 4% risiede al Sud mentre l’11% si trova al Nord.

Qualità della vita sul territorio – E’ in lieve miglioramento, rispetto a luglio, l’indicatore della percezione della qualità della vita del territorio per le famiglie italiane: la qualità di vita del territorio è accettabile per il 40% (era il 38%) mentre assegna un voto soddisfacente il 39% contro il 40% di luglio. E’ inaccettabile, invece, per il 21% delle famiglie italiane (era il 22% a luglio). Passando all’analisi delle macro-regioni, è evidente come a trainare il dato complessivo sia stato il nord, le cui famiglie danno un voto medio di 7 alla qualità della vita del territorio in cui vive, contro il 5.5 assegnato al Centro ed il 4.4 del sud.

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