Ma nel mezzogiorno il 16% non arriva alla fine del mese, è
il doppio del nord.
Confesercenti: miglioramento percepibile, ma crisi ha
approfondito distanze territoriali ed ormai è Italia a tre velocità: nord fuori
da crisi, centro in ripartenza, mezzogiorno al palo. Bene interventi
straordinari per il Sud, ma serve un piano strutturale
Le famiglie italiane si sentono economicamente più solide. A
ottobre l’indice SEF Confesercenti SWG – che misura su una scala da 1 a 100 la
Solidità Economica ‘percepita’ dalle famiglie italiane – sale a quota 58, con
un balzo di due punti su luglio e segnando il valore più alto da dicembre 2013.
L’opinione pubblica percepisce dunque il trend positivo, anche se emerge
un’Italia a tre velocità: nord fuori dalla crisi, centro che prova a ripartire,
mentre il sud è ancora al palo. In particolare sul fronte dei redditi: il 16%
delle famiglie del Mezzogiorno non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, la
stessa percentuale registrata nel trimestre precedente ed il doppio esatto
della quota rilevata al nord (8%).
Indice di Solidità
Economica delle Famiglie: variazione dicembre 2013-ottobre 2015
SEF1
Questa la fotografia scattata dall’ultima rilevazione
trimestrale di ottobre dell’indice di solidità economica delle famiglie
italiane – SEF - che segnala il livello
di solidità che i nuclei familiari ritengono di avere. L’indice è composto di
cinque indicatori relativi ai nuclei familiari: redditi, situazione
finanziaria, consumi, percezione diacronica, qualità della vita sul territorio
di appartenenza.
“C’è un miglioramento percepibile – analizza Confesercenti
– ma la lunga crisi economica ha
approfondito le distanze tra le macro aree del Paese. Le famiglie delle regioni
meridionali, in particolare, fanno fatica ad uscire dalle difficoltà, recependo
dopo e più debolmente delle altre i segnali di ripresa. Da questo punto di
vista è apprezzabile il piano straordinario di interventi previsto per il
Mezzogiorno nella Legge di Stabilità: ma in passato ce ne sono stati altri,
rivelatisi alla fine quasi tutti inefficaci. Dobbiamo cambiare passo: ora serve
un approccio strutturale, che favorisca le attività – come quelle commerciali,
turistiche e culturali – che non possono delocalizzare”.
Redditi – A
livello nazionale prosegue il trend di leggero miglioramento generale del
sentiment delle famiglie sulla propria capacità reddituale, percezione
probabilmente collegata ai segnali positivi di ripresa dell’economia e
dell’occupazione. Non tutto è risolto: ancora circa la metà delle famiglie
(anche se la percentuale scende al 48% dal 50% di luglio) segnala che il
proprio reddito le consente di pagare appena le spese, senza potersi permettere
ulteriori lussi, mentre sale dal 36% al 38% la quota di coloro che sente di
avere un reddito che permette di vivere senza affanni. Ma è soprattutto al Nord
e al Centro che si avverte la ripartenza: il 47% (il 44% a luglio) delle
famiglie ‘serene’ sono settentrionali, mentre il 35% ( il 31% a luglio) risiede
nella parte centrale. Al Sud, invece, la crisi è ancora forte: le famiglie
serene sono solo il 29%, mentre quelle che segnalano di avere un reddito che
non permette di arrivare alla fine del mese è il 16%, lo stesso valore di
luglio fa, contro il 13% registrato al centro e l’8% del Nord.
Situazione
finanziaria – In leggera discesa, a livello nazionale, anche la quota di
famiglie che si dichiara insoddisfatta della propria situazione finanziaria
(voce che include, oltre al reddito, eventuali debiti e patrimoni): ad ottobre
sono ancora la maggioranza ma scendono dal 54% al 53%. Anche in questo caso, sono
fortissime le differenze tra le macro-aree del Paese: al Nord le famiglie che
si percepiscono soddisfatte sono il 58%, al Centro il 45% mentre al Sud solo il
36%, mentre il 64% dei nuclei familiari insoddisfatti risiede nel Mezzogiorno,
il 55% si trova al Centro ed il 42%
risiede al Nord.
Consumi –
Prosegue il leggero recupero della percezione positiva delle famiglie italiane
riguardo ai consumi: quasi 3 famiglie su 10 (il 29%, era il 27% a luglio) pensa
che nei prossimi sei mesi si assisterà ad un aumento. Scende ancora, invece, la
percentuale di coloro che intravede un calo dei consumi: è il 25% contro il 28%
di luglio. Ma l’Italia è divisa anche sul fronte delle spese per acquisti:
mentre il 32% di coloro che intravedono un calo nei prossimi mesi risiede al
Sud, solo la meta, il 16% si trova al Nord.
Percezione diacronica
– Segnali di miglioramento nel complesso in aumento, dunque, ma le famiglie
italiane avvertono ancora una ripresa con il freno a mano tirato: il 54%
afferma, infatti, di vivere come un anno fa senza intercettare particolari
cambiamenti (era il 52% a luglio). Scende però, la quota di famiglie che
dichiara di vivere peggio rispetto ad un anno fa: è il 38% contro il 45% di
luglio. Mentre sale dal 3% all’8% la percentuale di famiglie che ‘sente’ di
vivere meglio rispetto al 2014: di queste, solo il 4% risiede al Sud mentre
l’11% si trova al Nord.
Qualità della vita
sul territorio – E’ in lieve miglioramento, rispetto a luglio, l’indicatore
della percezione della qualità della vita del territorio per le famiglie
italiane: la qualità di vita del territorio è accettabile per il 40% (era il
38%) mentre assegna un voto soddisfacente il 39% contro il 40% di luglio. E’
inaccettabile, invece, per il 21% delle famiglie italiane (era il 22% a
luglio). Passando all’analisi delle macro-regioni, è evidente come a trainare
il dato complessivo sia stato il nord, le cui famiglie danno un voto medio di 7
alla qualità della vita del territorio in cui vive, contro il 5.5 assegnato al
Centro ed il 4.4 del sud.
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