La pubblicazione – realizzata dai professionisti della
Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione dell’Inail, in collaborazione
con l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure e l’Università
di Pavia – presenta i risultati dell’impianto metodologico sperimentato in otto
sedi dell’Istituto
ROMA - Fornire un ausilio metodologico non solo ai datori di
lavoro e ai responsabili del servizio di prevenzione e protezione, ma anche a
tutti coloro che operano nel campo della sicurezza sul lavoro negli ambulatori
Prime Cure Inail o in contesti lavorativi analoghi. Questa la finalità che ha
spinto gli esperti della Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione
dell’Istituto – in collaborazione con l’Agenzia regionale per la protezione
dell’ambiente ligure (Arpal) e l’Università degli studi di Pavia – ad
aggiornare il proprio studio sulla valutazione del rischio biologico.
L’analisi condotta
anche attraverso un questionario.
Il secondo volume contiene schede tecniche, tabelle e
grafici per conoscere da vicino questo tipo di rischio e la possibile
contaminazione microbiologica, con approfondimenti sullo stato dell’aria, il
tipo di locale, le persone che lo frequentano e le attività di lavoro che vi si
svolgono. Gli autori presentano, in particolare, i risultati dell’applicazione
della metodologia integrata delineata nel primo volume del 2013, che è stata
sperimentata in otto sedi Inail provviste di ambulatori Prime Cure e
distribuite su tutto il territorio nazionale. I ricercatori della Contarp,
oltre a raccogliere dati, informazioni e ad analizzare le procedure di lavoro,
hanno somministrato al personale sanitario e amministrativo un questionario
utile all’analisi della percezione dei rischi.
“È il secondo tra i
pericoli più percepiti”.
“L’analisi dei questionari sulla percezione dei rischi –
precisa Daniela Sarto, curatrice della pubblicazione insieme a Raffaella
Giovinazzo – ha evidenziato, nel complesso, un certo grado di soddisfazione del
personale. L’esigenza più sentita è legata al miglioramento delle condizioni di
pulizia e confortevolezza dell’ambiente e dei ritmi e carichi di lavoro.
Bisogna però stare attenti, perché dopo il rischio elettrico, quello biologico
compare al secondo posto tra i pericoli più percepiti nell’ambiente lavorativo,
alla pari con lo stress lavoro-correlato, denotando un’elevata sensibilità nei
confronti di questo tema sia da parte del personale sanitario che di quello
amministrativo”.
“Infermieri e medici
chirurghi le categorie più coinvolte”.
In media nel periodo 2001-2011 negli ambulatori Prime Cure
Inail sono stati registrati 2-3 infortuni all’anno, la maggior parte dei quali
ha interessato il personale dell’area medica e ha avuto luogo in itinere. “Il
12% del totale degli incidenti – precisa Sarto – è risultato invece a
potenziale rischio biologico, con la dinamica ‘classica’ degli ambienti
sanitari – schizzi di sangue, ferite da taglio con bisturi – a carico
soprattutto di infermieri e medici chirurghi”.
“Manca ancora uno
standard comune di riferimento”.
“Abbiamo voluto accompagnare il valutatore passo passo
nell’applicazione della metodologia proposta e fornire un esempio di quelle che
possono essere le ricadute positive – aggiunge Giovinazzo – Al momento le
indicazioni disponibili sono riferibili principalmente a realtà ospedaliere e
non c’è omogeneità nell’utilizzo delle linee guida, delle buone prassi, delle
indicazioni operative reperibili in letteratura sull’argomento. La mancanza di
uno standard genera, di conseguenza, notevoli difformità di valutazione e
gestione del rischio biologico e non consente la comparabilità dei risultati
ottenuti”.
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