Bocca: “urgente un intervento per frenare il pericoloso
proliferare del fenomeno”
“Il sommerso nel
turismo è giunto a livelli di guardia, che generano una minor sicurezza sociale
e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero”. È
quanto afferma il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commentando i
risultati di un monitoraggio che la federazione degli albergatori sta
realizzando con l’ausilio della società Incipit Consulting.
Un esempio eclatante è costituito dal portale Airbnb, che ad
ottobre 2015 pone in vendita in Italia 176.870 strutture (erano 234 nel 2009),
con una crescita esponenziale alla quale non fa seguito una significativa
variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture
extralberghiere censite dall’ISTAT erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota
117.749). Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno, troviamo
Roma con 18.546 unità, Milano con 11.397, Firenze con 5.736, Venezia con 3.908
e Palermo con 2.502.
In barba alle leggi che obbligano il gestore di risiedere
all’interno dei bed and breakfast, la stragrande maggioranza degli annunci
presenti su Airbnb è riferita all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei
casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%).
La ciliegina sulla torta è costituita dagli “host” che
possiedono centinaia di alloggi: per esempio Daniel che gestisce 527 alloggi e
Bettina con 420 alloggi, di cui 140 a Milano, 80 a Roma e 88 a Firenze. Chi si
nasconde dietro questi nomi amichevoli che gestiscono un patrimonio
miliardario? Di certo non si tratta di persone che affittano una stanza del
proprio appartamento per integrare il reddito familiare.
“I numeri dunque smentiscono la ‘favoletta’ del gestore che
accoglie l’ospite in casa propria -evidenzia Bocca- Il consumatore è ingannato
due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e
vengono eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza. Né può
essere sottaciuta la responsabilità delle piattaforme online, che adottano una
posizione pilatesca e fanno finta di non vedere il traffico sospetto che
transita attraverso i propri canali”.
Inoltre, si pone con tutta evidenza un problema di evasione
fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche
tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di
accoglienza.
“A livello europeo -conclude Bocca- molti Paesi si stanno
muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo.
Tocca ora all’Italia dare un segnale importante, dettando regole ed istituendo
controlli volti ad azzerare l’illegalità in uno dei settori tra i più
importanti per l’economia del Paese”.
I risultati del monitoraggio realizzato da Federalberghi
saranno presentati oggi a Parigi, città in cui si sta svolgendo la Convention
mondiale degli host di Airbnb, unitamente ad analoghi studi realizzati dalle
associazioni degli albergatori di Francia (UMIH), Germania (IHA), Olanda (KHN),
Regno Unito (BHA) e Spagna (CeHAT).
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