Ad ottobre maggiore calo del made in Italy in Russia
(-20,6%) e Turchia (-8,6%)
La crescita mondiale si indebolisce a seguito
dell’accentuarsi del rallentamento delle economie emergenti che, secondo le
ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale, segneranno nel 2015 una
crescita del 4,0%, il secondo peggiore risultato degli ultimi 14 anni, dopo il
3,1% del 2009 annus horribilis della Grande recessione.
La nostra analisi degli ultimi dati del commercio
internazionale relativi a settembre indica che l’import dei Paesi emergenti –
valutato in media mobile annuale – entra in territorio negativo dopo oltre
cinque anni segnando un calo dello 0,4%.
I mercati di 157 Paesi emergenti rappresentano poco meno di
un terzo (29,7%) del made in Italy nel mondo e rappresentano oltre la metà
(51,6%) delle vendite all’estero sui mercati extra Ue.
Nei primi 8 mesi del 2015 l’export segna una crescita del
4,4%, pressoché interamente dovuta ai Paesi avanzati che segnano un aumento del
6,1%, mentre il made in Italy nei paesi emergenti si avvicina pericolosamente
alla ‘crescita zero’ segnando una variazione dello 0,6%.
Emergenti down – Il risultato delle economie emergenti è
appesantito da 63 Paesi che segnano una caduta delle vendite del made in Italy
del 19,2% e che rappresentano il 25,6% delle esportazioni verso le economie
emergenti. Prendendo in considerazione i dieci maggiori mercati in calo, si
osserva una più marcata caduta dell’export in Libia (-34,2%), Russia (-28,4%),
Tunisia (-10,5%) e Brasile (-10,3%); seguono Marocco (-5,4%), Argentina
(-4,5%), Libano (-3,6%), Serbia (-2,4%), Thailandia (-1,0) e Cina (-0,3%).
La regione maggiormente esposta sui quattro principali
mercati emergenti in crisi – Libia, Russia, Tunisia e Brasile – è quella delle
Marche con l’export annualizzato (manifatturiero al netto dei prodotti
petroliferi raffinati) pari all’1,69% del valore aggiunto regionale seguita
dall’Emilia-Romagna con 1,58%, Piemonte con 1,52%, Veneto con 1,47%,
Friuli-Venezia Giulia con 1,44% e Lombardia con 1,23%. La provincia
maggiormente esposta sui quattro emergenti in crisi è Fermo con l’export
annualizzato pari al 3,43% del valore aggiunto regionale, seguito da Avellino
con 2,96%, Vicenza con 2,53%, Reggio Emilia con 2,29%, Belluno con 2,17%, Udine
con 2,04%, Torino con 1,89%, Modena con 1,87%, Treviso con 1,80% e Pesaro e
Urbino con 1,73%. Clicca qui per i dati relativi al grado di esposizione sui
mercati di Libia, Russia, Tunisia e Brasile per regione e provincia.
Emergenti up – All’opposto vi sono 88 economie emergenti –
che rappresentano il 64,5% del made in Italy verso i Paesi emergenti – che
controbilanciano con una crescita dell’export dell’11,7%. Le maggiori economie
emergenti che ancora ‘tirano’, registrando una crescita delle vendite del made
in Italy, sono Emirati Arabi Uniti (+17,7%), Messico (+14,5%), India (+11,6%),
Egitto e Algeria (entrambi con +8,7%), Polonia (+8,4%), Arabia Saudita (+8,3%),
Turchia (+8,2%), Ungheria (+5,8%) e Romania (+5,4%).
Nell’occhio del ciclone della crisi internazionale, Russia e
Turchia sono i mercati che ad ottobre vanno peggio: l’esame delle stime preliminari
del commercio estero extra Ue pubblicate dall’Istat questa settimana
evidenziano ad ottobre 2015 una caduta del 4,5% dei mercati extra Ue rispetto
allo stesso mese dell’anno precedente, che ridimensiona la dinamica dei primi
dieci mesi dell’anno a +3,7%. Tra i mercati monitorati Russia e Turchia –
coinvolti dalla grave crisi diplomatica dopo l’abbattimento del jet
dell’aviazione russa avvenuto martedì scorso – segnano ad ottobre il calo più
accentuato delle vendite del made in Italy, rispettivamente del -20,6% e del
-8,6%; il trend di ottobre conferma la caduta del mercato russo che nel totale
dei primi dieci mesi del 2015 crolla del 27,5%, mentre per la Turchia frena la
crescita che, sempre nei primi dieci mesi dell’anno, si ferma al 5,0%.
Il basso profilo dei prezzi del petrolio arretra anche la
domanda di made in Italy dai dodici paesi appartenenti all’ Opec – tutti e
dodici sono nel gruppo degli emergenti – che ad ottobre segna un calo
dell’11,6%, che porta ad azzerare (0,0%) la crescita delle esportazioni nei
primi dieci mesi dell’anno.
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