Il quadro tendenziale della finanza pubblica italiana
evidenziato nella Nota di Aggiornamento al DEF 2015 conferma l’orientamento
restrittivo del bilancio pubblico, con un deficit tendenziale che si colloca al
2,6% del Pil nel 2015 per poi scendere al -1,4% nel 2016 e raggiungere il
pareggio di bilancio nel 2017. La correzione al tendenziale definita dal
Governo nel quadro programmatico della Nota di Aggiornamento del DEF delinea
effetti espansivi che – secondo le valutazioni della Corte dei Conti – cumulano
un aumento del deficit che nel totale del quadriennio 2016-2019 arriva a 63,9
miliardi; la stima del 2016 non include un ulteriore margine che potrebbe
arrivare allo 0,2% del PIL in riconoscimento dei costi relativi all’accoglienza
degli immigrati. Il raggiungimento del pareggio di bilancio è prossimo (-0,2%)
nel 2018, mentre il bilancio pubblico torna in surplus (+0,3%) solo nel 2019.
La manovra porta un incremento del Pil dello 0,3% nel 2016 e
nel 2017, di uno 0,2% nel 2018 e di uno 0,1% nel 2019. Questa maggiore crescita
si concentra nel disinnesco delle clausole di salvaguardia su Iva e accise,
pari allo 0,3% del Pil in media annua tra il 2016 e il 2019: ne consegue che, a
fronte di una crescita programmatica media dello 0,2%, il resto della manovra sul
quadro tendenziale rimane restrittiva per 0,1 punti di Pil all’anno. In valore
assoluto, secondo le valutazioni del Ufficio Parlamentare del Bilancio, le
clausole di salvaguardia nel triennio 2016-2018 valgono 72,0 miliardi di euro.
Va peraltro segnalato che il documento del Governo – a pagina 4 della Nota di
aggiornamento del DEF – esplicita l’intervento solo per il 2016: “Come
programmato nel DEF 2015, nel 2016 sarà evitata l’entrata in vigore degli
aumenti di imposta previsti dalle clausole di salvaguardia poste a garanzia dei
saldi di finanza pubblica dalle Leggi di Stabilità 2014 e 2015.”
Nonostante la consistente correzione del deficit, le
condizioni di elevato debito pubblico mantengono il saldo primario elevato e
crescente nel tempo, confermando l’intonazione restrittiva del bilancio
italiano. Nel 2016 il saldo primario programmatico del 2,0% è di 1,3 punti più
ampio della media Uem e colloca l’Italia al 2° posto – insieme con la Germania
– tra i 19 Paesi dell’Eurozona.
Anche nell’era della flessibilità – aperta dalla
raccomandazione della Commissione europea dello scorso 13 gennaio con
l’obiettivo di orientare maggiormente i bilanci pubblici al sostegno della
crescita – il sentiero della conduzione della politica fiscale italiana si
mantiene particolarmente stretto: correzioni attuate mediante minori entrate,
se incrementano il deficit e allontanano l’obiettivo di riduzione del debito
pubblico, non vengono ritenute permanenti e non manifestano a pieno gli effetti
espansivi sulla domanda. Appare necessario, quindi, attuare adeguate riduzioni
di spesa che diano la conferma ai cittadini – contribuenti e consumatori – e ai finanziatori del debito pubblico
italiano circa la solidità del percorso di risanamento.
Il debito pubblico è previsto in discesa, passando dal
132,8% del Pil nel 2015 al 131,4% del
2016; va peraltro ricordato che l’indicazione della discesa del debito nel
primo anno di previsione è stata frequente nei documenti di finanza pubblica
italiana, ma in quasi tutti i casi a consuntivo la prevista riduzione non è
stata confermata.
Va ricordato, infine, che persiste il sostegno alla crescita
dell’economia italiana dato dalle condizioni favorevoli delle variabili esogene
definite sui mercati internazionali: la crescita del commercio internazionale
passa dal +3,0% del 2015 al +4,5% del 2016, il prezzo del petrolio rimane
stabile dai 53,7 $/barile del 2015 ai 54,1 $/barile del 2016 e il cambio
euro/dollaro passa da 1,118 nel 2015 a 1,125 nel 2016. A tal proposito va
ricordato che l’Ufficio Parlamentare del Bilancio (Upb) indica che “la stima
del commercio mondiale di beni adottata dal MEF per il 2016 (4,5%) è più
elevata, in alcuni casi in una misura consistente, di quelle che (in settembre)
assumono i previsori nazionali e internazionali” (Upb, lettera di validazione
delle previsioni macroeconomiche tendenziali della Nota Agg. DEF 2015, 21
settembre 2015).
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