Agenti e mediatori Confesercenti: deve essere facile
entrare, difficile restare disabili-computer-1-260x180ANAMA crede nello
sviluppo del settore immobiliare, e quindi anche nell’allargamento della platea
dei suoi professionisti. Un giovane diplomato o laureato deve essere messo in
condizione di poter aspirare ad aprire la propria azienda nel settore
dell’intermediazione immobiliare, per competere sul mercato. I requisiti
imposti dalla legge sono onerosi, e prevedono il titolo di studio, la frequenza
obbligatoria di un corso di formazione e il superamento di un esame presso la
Camera di Commercio. Il tutto per ottenere la qualifica professionale che dà
titolo a praticare l’attività di mediatore nei vari rami prescelti. Ma,
nonostante viviamo nell’era digitale, caratterizzata dall’utilizzo del computer
nei vari campi della società, vi è ancora chi ritiene che la formazione a
distanza sia da bandire a favore di quella tradizionale in aula, a scapito dei
meno abbienti e dei più disagiati. Da una ricerca effettuata dall’Ufficio Studi
ANAMA balza evidente un’anomalia, rappresentata dalla Regione Lombardia che,
per delineare i percorsi formativi per alcune professioni non riconosciute, non
prevede la Formazione a Distanza (Fad), come invece fanno quasi tutte le
Regioni italiane. Di fatti, analizzando la Delibera Giunta Regionale Lombardia
1 dicembre 2010, n. 9/887, ci si rende conto come la stessa non preveda, come
ore di formazione, quelle eventualmente erogate in Fad. A dire il vero il
Decreto di Giunta Regionale n° 6563/08 parla di utilizzo di Fad, e di eventuale
formazione in pratica professionale (on the job), ma in un limite di un 20%
dell’offerta formativa, che equivale a sancire di non credere nella formazione
on-line. Infatti, se la Formazione a distanza nasce per venire incontro ai
soggetti impossibilitati a frequentare le aule, la percentuale di utilizzo
della stessa deve essere dell’80%, al fine di rendere meno pesante a chi si
trova in difficoltà accedere all’offerta formativa. Sottolineiamo che, il più
delle volte, si tratta di formazione continua prevista dalla legge per
prepararsi ad un esame di qualifica professionale. A questo proposito, giungono
voci che la Regione Lombardia abbia fatto pressione sulle Regioni più virtuose,
come la Calabria e la Basilicata, che adottano il Fad come elemento principale
della formazione professionale, affinché queste riducano la percentuale di ore
on-line, per equiparare sempre più il modello formativo a quello “tradizionale”
della Regione Lombardia. Secondo l’ANAMA la formazione d’aula, di fatto,
ostacola la partecipazione di allievi e futuri imprenditori che risiedono in
aree isolate, o colpiti da handicap, o molto più semplicemente alle prese con
impegni di lavoro che non consentono loro, almeno non così facilmente come
sarebbe consentito con la formazione a distanza, di conciliare gli impegni attuali
con i programmi di apprendimento. Rinunciando alla formazione a distanza si
rinuncia alla tecnologia, alla innovazione, al progresso, di fatto arretrando
anche in questo campo rispetto al resto del mondo. La Legge 39/1989, e più
specificatamente il Decreto 452/90 art 15, che regola l’accesso all’attività di
agente d’affari in mediazione (che assieme agli agenti e rappresentanti di
commercio, e agli agenti per la somministrazione di alimenti e bevande sono
coinvolte nella D.G.R. LOMBARDIA 1 dicembre 2010, n. 9/887) stabilisce in 80
ore il minimo formativo per il candidato agente immobiliare che intende
sostenere l’esame presso la Camera di Commercio di sua residenza: la Regione
Lombardia ha invece stabilito in 220 ore il monte ore minimo per prepararsi all’esame,
e per di più in assenza di on-line, ovvero con un massimo del 20%. Come a dire
che il diversamente abile che vuole diventare agente immobiliare in Lombardia
deve sobbarcarsi almeno 176 ore in aula, che sono non meno di 45 giorni, con
cui il soggetto disagiato deve fare i conti. L’ANAMA ritiene, invece, che
questo tipo di formazione, che ha come obiettivo l’immissione di soggetti al
lavoro, deve essere più che mai favorita, in capo a tutti i cittadini italiani,
utilizzando i sistemi innovativi così come richiesto a gran voce dalla
Conferenza Stato Regioni del 21/11/2011, nella quale si è ribadito di:
“soddisfare gli interessi dell’utente” individuando nella formazione a distanza
una “modalità peculiare e attuale di formazione” dichiarando – a riguardo di
una materia oltremodo delicata e significativa, quale è la formazione sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro, la cui efficacia mette in gioco la salute e la
vita stessa dei lavoratori interessati – di voler “favorire, ove possibile,
metodologie di apprendimento innovative, anche in modalità e-Learning e con
ricorso a linguaggi multimediali, che garantiscano l’impiego di strumenti
informatici quali canali di divulgazione dei contenuti formativi, anche ai fini
di una migliore conciliazione tra esigenze professionali e esigenze di vita
personale dei discenti e dei docenti”. Nel caso della Regione Lombardia è
evidente che lo status quo piace più agli Enti di formazione tradizionali,
visto il lievitare delle quote di partecipazione ai corsi, e alla corporazione
dei professionisti già in attività, che in questo modo vedono frenata
l’immissione nel mercato di nuovi giovani concorrenti. ANAMA comunica di aver
dato incarico alla propria organizzazione, perché siano messi in campo
iniziative ed interrogazioni, sia parlamentari che regionali, al fine di
frenare un’azione politica che rischia di portare indietro l’Italia delle
professioni, soffocando l’utilizzo di strumenti innovativi che, invece,
caratterizzano la società attuale e, di certo, il futuro. Per ANAMA il piano
formativo (formazione continua in preparazione all’esame) non dovrebbe superare
le 100 ore, con al suo interno la Formazione a distanza (80%), la pratica
professionale – stage (15%) ed eventualmente, un’aula finale di verifica
dell’apprendimento del soggetto (5%).
Nessun commento:
Posta un commento