Tra il 2007 e il 2014 gli investimenti fissi lordi si sono
contratti in Italia del 30% e la loro quota sul prodotto è scesa dal 21,6% al
16,9%. Il miglioramento degli ordini interni di beni strumentali indica che
proseguirà il recupero degli investimenti in macchinari (+2,5% nel primo
trimestre 2015).
Lungo l’arco della crisi gli investimenti si sono fortemente
contratti in tutte le economie avanzate. Emergono segnali di recupero, ma sono
in generale ancora modesti, e la rottura del trend pre-crisi è ormai netta.
Il CSC ha messo a fuoco le condizioni che li frenano, e che
sono destinate almeno in parte a persistere: alta incertezza e aspettative di
basso aumento della domanda, difficoltà di finanziamento bancario, una capacità
produttiva largamente inutilizzata, vincoli di bilancio pubblico e, in Italia,
redditività ai minimi.
Gli investimenti, oltre a essere un’importante componente
della domanda aggregata, costituiscono anche la principale fonte di incremento
della produttività, così che la minore accumulazione degli ultimi anni
difficilmente sarà senza conseguenze sul ritmo della crescita futura. Negli ultimi
tempi le maggiori organizzazioni internazionali hanno dedicato grande
attenzione all’analisi delle conseguenze dei minori investimenti sulla
crescita, con conclusioni preoccupate ed esortazioni ai governi ad assumere un
ruolo attivo nella promozione degli investimenti.
Per l’Italia una spinta positiva sta venendo dalla
diminuzione dell’incertezza relativa alle politiche economiche (misurata
dall’indice dell’Economic Policy Uncertainty) e dagli incentivi agli acquisti
di beni strumentali per le imprese di dimensione medio-piccola.
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