Il gup Bompieri ha voluto interpellare la Consulta sulla
questione del “ne bis in idem”. Il principio secondo il quale non si può
processare due volte una persona per lo stesso fatto è stato sollevato dai
difensori di Schmidheiny a seguito del suo precedente proscioglimento per
prescrizione da parte della Cassazione
TORINO – Il processo Eternit bis è sospeso: la parola passa
alla Consulta. Né proscioglimento né rinvio a giudizio, dunque, per il magnate
austriaco Stephan Schmidheiny in merito all’accusa di omicidio volontario di
258 persone “uccise” dall’amianto lavorato negli ex stabilimento italiani del
colosso siderurgico. Il gup, Federica Bompieri, questa mattina, ha sollevato
una questione di costituzionalità in merito al “ne bis in idem”, il principio
in base al quale non si può essere processati due volte per lo stesso fatto.
Ipotizzato il reato
di omicidio volontario.
Schmidheiny era stato prosciolto, infatti, per prescrizione
in Cassazione da una precedente accusa di disastro ambientale doloso: esito a
seguito del quale i difensori Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva hanno
dichiarato questo secondo procedimento una violazione dei principi sanciti
dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Secondo i pm Raffaele Guariniello e
Gianfranco Colace, invece, i fatto contestati nell’Eternit 1 erano altri e non
attinenti a questo secondo ramo dell’inchiesta, dove il reato ipotizzato, per
l’appunto, è quello di omicidio volontario. Tutto questo ha portato, alla fine,
alla decisione del giudice di interrompere tutto in attesa di una pronuncia in
merito da parte della Corte costituzionale.
La difesa: “Violati i
principi della Corte europea dei diritti dell’uomo”.
“Siamo molto soddisfatti perché fin dall’inizio abbiamo
posto il problema del ‘ne bis in idem’ e il giudice ha riconosciuto che il
problema esiste”, ha affermato Di Amato, secondo il quale la decisione della
Consulta “sarà una sentenza importante non solo per questo processo, ma anche
in tutti gli altri processi in cui si porranno gli stessi problemi”. In
particolare – rimarca il legale – “il giudice ha inviato gli atti alla Corte
costituzionale perché chiarisca se la norma italiana sia conforme a quella
europea, e cioè se il principio del “ne bis in idem” si riferisca al fatto
storico o al fatto giuridico”. “Non si può processare due volte una persona per
lo stesso fatto storico – ha aggiunto Alleva – e lo abbiamo sostenuto sulla
base anche della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo”.
Il pm Guariniello:
“Contestiamo altri 94 decessi provocati dall’amianto”.
“Riteniamo che non ci sia un contrasto con la convenzione
europea”, è la replica di Guariniello. In particolare – ha valutato il
magistrato – “la Corte costituzionale si esprimerà sulla legittimità
dell’articolo 649 del codice di procedura penale e sulla conformità alle norme
della convenzione europea dei diritti dell'uomo” per quanto riguarda il
principio del "ne bis in idem”. La procura di Torino approfitterà
dell’allungamento dei tempi per contestare altri 94 casi di morti legate
all’amianto al magnate svizzero. “Abbiamo trovato questi 94 nuovi casi di
decessi – ha detto Guariniello – e questa sospensione ci dà la possibilità di
aggiungere questi casi a quelli già presenti al processo”.
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