E’
uno stato di esaurimento fisico e mentale che mina la produttività e che vede i
docenti tra le categorie professionali più a rischio. Sul portale dell’Istituto
una scheda curata dal Dimeila propone consigli e strategie di contrasto per
migliorare non solo il benessere delle persone ma anche il più generale
ambiente scolastico
ROMA
– “Bruciato”, “fuso” è il significato letterale di “burnout”, termine che
indica quella situazione di stress e disagio lavorativo cronico che – come
rivelano diverse ricerche in materia – vede negli insegnanti una delle
categorie professionali più colpite. Per aiutare i docenti – e tutto il mondo
scolastico – a prevenire questa sindrome e offrire loro suggerimenti utili ai
fini del contrasto l’Inail ha recentemente pubblicato sul proprio portale
istituzionale la scheda informativa “Burnout e insegnamento”, curata dal
dipartimento di Medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale
(Dimeila).
Una
categoria sempre più a rischio. Valutata inizialmente come malattia professionale
specifica delle attività socio-sanitarie, il burnout si riscontra, in realtà,
in tutte le professioni basate sui rapporti interpersonali che comportano un
elevato investimento emotivo, colpendo soprattutto i soggetti più motivati e
con elevate aspettative nei confronti del lavoro. Tra le categorie
particolarmente esposte al rischio spicca, così, quella degli insegnanti. Le
conseguenze del burnout – si legge nella scheda – “variano da forme più lievi
(assenteismo, lieve somatizzazione, deterioramento della prestazione
lavorativa) a manifestazioni gravi (sintomi psico-fisici importanti, richiesta
di trasferimento, abbandono volontario del posto di lavoro)”.
Tanti
i fattori che lo provocano: dalle classi numerose alla troppe pratiche
burocratiche. Nel documento curato da Marta Petyx, ricercatrice del Dimeila,
sono analizzati i fattori che – per la natura intrinseca dell’insegnamento –
possono rappresentare delle potenziali cause di stress: tra questi, le
condizioni di lavoro (classi numerose, aule ristrette, carenza di attrezzature
didattiche e logistiche), l’organizzazione scolastica (orari e riunioni,
eccessive pratiche burocratiche, comunicazione interna poco chiara, carenza di
percorsi di aggiornamento) e il complesso delle politiche scolastiche (quadro
normativo culturale e pedagogico in continua evoluzione, limitata possibilità
di carriera, retribuzione insoddisfacente, precarietà e mobilità).
Come
prevenirlo: consapevolezza di sé e delle proprie esigenze. Per prevenire il
“rischio burnout” l’insegnante, come indicato nella scheda, può ricorrere ad
alcune strategie in grado di agire sua sulla sfera personale che su quella
professionale. Innanzitutto è importante acquisire consapevolezza di sé e delle
proprie esigenze, prestando attenzione ai primi sintomi psicosomatici e
attivandosi ad interpellare esperti. È importante anche affrontare gli
insuccessi lavorativi come un momento transitorio e costruttivo, imparando a
gestirli diversamente (per esempio corsi di formazione e letture
specializzate), porsi obiettivi realistici – tenendo presente i limiti propri e
dell’organizzazione – e impegnarsi per raggiungerli (strutturando il tempo
lavorativo in modo efficace e flessibile).
Migliorare
la comunicazione e le relazioni all’interno del contesto lavorativo. Tra le
ulteriori strategie consigliate dai ricercatori del Dimeila anche l’attivazione
di una rete sociale e l’organizzazione di occasioni conviviali all’interno
della scuola al fine di migliorare la comunicazione e le relazioni all’interno
del contesto lavorativo. Ulteriori fattori sui quali agire, infine: “imparare
strategie per gestire il carico emotivo e individuare fonti di soddisfazioni e gratificazioni
anche esterne al contesto lavorativo; formulare al dirigente proposte per
ottimizzare gli aspetti critici a livello organizzativo (preferibilmente
insieme ad altri colleghi che sperimentano le stesse difficoltà); valorizzare
se stessi e le proprie potenzialità proponendosi per gestire particolari ambiti
dell’organizzazione scolastica (formazione, rapporti con il territorio,
progettualità specifiche)”.
Compiti
dell’organizzazione scolastica. Ridurre il “rischio burnout” è, dunque, un
fattore strategico per incrementare il benessere organizzativo e migliorare
l’ambiente scolastico. “Secondo l’art. 6 dell’Accordo Europeo sullo stress
lavoro-correlato spetta al datore di lavoro stabilire misure adeguate per la
prevenzione e la riduzione dello stress – si legge nella scheda – e attuarle
con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro
rappresentanti”. Tre le direttrici sulle quali intervenire: il complesso
generale della gestione e comunicazione; la formazione (stimolare la consapevolezza
degli insegnanti, aiutarli a comprendere le cause dello stress e il modo in cui
affrontarlo) e, infine, l’informazione e la consultazione dei lavoratori
(fornire conoscenze aggiornate rispetto all’organizzazione scolastica,
coinvolgere i docenti nelle decisioni e nella gestione).
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