Roma,
30 maggio 2015 - Su un campione di 1 milione di lavoratori, la scelta di
liquidare il TFR in busta paga è stata effettuata solo da 567, ossia lo
0,0567%.
E’
questo il risultato dell’adesione dei lavoratori registrata a quasi due mesi di
vigenza dell’articolo 1, commi da 26 a 35 della legge 23 dicembre 2014, n.190
(Legge di Stabilità 2015).
La
norma è stata attuata dal DPCM 20 febbraio 2015 n.29 il quale è entrato in
vigore il 3 aprile scorso.
I
lavoratori dunque, a partire da questa ultima data, hanno avuto la possibilità
di presentare la loro istanza per liquidare il proprio TFR in busta paga fino a
giugno 2018.
Tuttavia
per espressa previsione del DPCM la liquidazione in busta paga del dipendente
che ha fatto richiesta è ammessa a partire dal mese successivo a quello di
presentazione dell’istanza: ossia a partire dal mese di maggio in corso.
Proprio
in questi giorni sono partite le elaborazioni degli stipendi del mese di maggio
2015 da parte dei Consulenti del Lavoro che interessano 7 milioni di dipendenti
e oltre 1 milione di aziende. In questa prima fase sono stati analizzati i dati
delle grandi aziende (che mediamente occupano più di 500 dipendenti) e nei
prossimi giorni l’analisi si sposterà sulle micro imprese.
Dopo
questa prima fase di elaborazione di quasi 1 milione di stipendi il risultato
sulla liquidazione in busta paga del TFR è il seguente: solo 567 lavoratori
ossia lo 0,0567% dei lavoratori interessati ha scelto di liquidare il proprio
TFR in busta paga.
L’identikit
dei lavoratori richiedenti è il seguente:
Collocazione
geografica
-
75% centro nord
-
25% al sud
Settore di
appartenenza
-
43% commercio, terziario e turismo
-
18% industria
-
9% piccola industria
-
12% artigianato
-
18% altro
Fasce di reddito
dei lavoratori richiedenti:
Fino
a 20.000 euro
|
25%
|
Fino
a 30.000 euro
|
50%
|
Fino
a 40.000 euro
|
18,75%
|
Oltre
40.000 euro
|
6,25%
|
- Solo il 10%
dei lavoratori che hanno scelto di liquidare il TFR in busta paga lo hanno tolto
da un fondo pensione integrativo, negli altri casi il TFR era destinato
all’INPS poiché dipendenti di aziende con più di 50 dipendenti
E’
stato ascoltato un campione significativo dei lavoratori che non hanno
effettuato la scelta e sono stati chiesti i motivi:
La tassazione
ordinaria è troppo penalizzante
|
60%
|
Togliere il
TFR dal fondo pensione mi crea un danno per la
Pensione
|
16%
|
Non ho ancora
valutato adeguatamente
|
20%
|
Altro
|
4%
|
"I
Consulenti del Lavoro all'indomani dell'approvazione dell'operazione 'Tfr in
busta paga' avevano preventivato una scarsa adesione. Oggi ne abbiamo la
conferma è il dato non ci stupisce", ha commentato la Presidente del
Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro Marina Calderone.
"Questo
insuccesso è l'ennesima dimostrazione che la politica ha spesso la percezione
delle esigenze del mondo del lavoro ma non è in stretto contatto con chi parla
tutti i giorni con lavoratori e imprese. La bontà del provvedimento è
apprezzabile, ma non la sua struttura tecnica poiché la tassazione applicata a
questa misura ne ha determinato il suo insuccesso fino ad oggi. I Consulenti del
Lavoro gestiscono circa 8 milioni di rapporti di lavoro e sono come sempre,
attraverso il Consiglio Nazionale che presiedo, a disposizione del Governo per
studiare preventivamente e in corso d'opera qualsiasi misura vada ad impattare
sul mondo del lavoro e dei lavoratori”.
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