A
questo proposito, l’Istituto ha inviato una lettera ai Ministeri del Lavoro e
dell'Economia, chiedendo un chiarimento sull'applicazione del meccanismo di calcolo
introdotto nel 1995 dalla Riforma Dini.
Annualmente,
infatti, il montante contributivo di ogni pensione viene rivalutato in base
all'andamento del Pil nominale (serie storica di 5 anni).
Attualmente,
però, detto coefficiente si attesta costantemente
su valori negativi, pari a -0,1927%, ragione per cui, qualora il meccanismo
predetto venisse applicato in modo automatico, dal 2015 il salvadanaio
previdenziale di tutti i pensionandi, subirebbe una perdita.
In
sostanza, a detta dell’Inps, dal momento che quello ad oggetto è un meccanismo
di rivalutazione del contributo e non di svalutazione, non sarebbe corretto
penalizzare i futuri pensionati.
Si
tratta di una interpretazione la cui correttezza appare quasi scontata, tuttavia, le preoccupazioni
relative a possibili problemi di copertura finanziaria, hanno indotto l'Istituto
ad inviare una formale richiesta di chiarimenti ai due ministeri.
Sul
punto, alcune aperture sono giunte dal viceministro dell'Economia, Enrico Morando,
il quale ha confermato che, in questa
persistente fase di recessione, sarebbe semplicistico limitarsi ad un'applicazione
automatica del meccanismo e, pertanto, sembrerebbe ragionevole un intervento
finalizzato ad impedire la svalutazione delle pensioni.
Tuttavia,
il Ministro ha aggiunto come eventuali interventi sulle materie previdenziali
richiedano grande cautela, attesa la necessità di garantire la
stabilità dei conti.
Morando,
però, ha poi aggiunto che in condizioni di Pil negativo, così come non è
accettabile una svalutazione delle pensioni, allo stesso modo non può essere
pretesa una loro rivalutazione.
Ulteriori
aperture, inoltre, sono state espresse anche dal sottosegretario all'Economia,
Pier Paolo Baretta, secondo il quale i cambiamenti avvenuti nel sistema
previdenziale impongono una riapertura della
discussione tecnica sui coefficienti, neutralizzando, nel frattempo, ogni effetto negativo sulle future pensioni
scaturito dal periodo di recessione, senza dimenticare, però, che, in
applicazione del sistema contributivo, la prestazione deve corrispondere a
quello che ciascuno ha versato.
Un
intervento utile a neutralizzare l'impatto negativo del Pil sulle pensioni è
ritenuto indispensabile anche dal Presidente della Commissione Lavoro della
Camera, Cesare Damiano, che, insieme all’esponente del Pd, Maria Luisa Gnecchi, ha presentato una
proposta di legge che prevede che, in situazioni di Pil negativo, per due
annualità consecutive il Governo debba essere autorizzato ad utilizzare come
calcolo dell'indice di rivalutazione, al posto del quinquennio che precede
l'anno di riferimento, il quinquennio antecedente le annualità di decrescita
del Pil.
Valerio
Pollastrini
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